Musumeci e lo spettro dimissioni!!! Il presidente contro il voto segreto
Il governo è assediato. Le opposizioni non lasciano spiragli aperti, il governo ha fatto poco per cercarli, a dire il vero. I 5 Stelle chiedono un nuovo governo tecnico e si dicono pronti a fare la loro. Ma il censore dei ribaltoni Musumeci difficilmente prenderà in considerazione l’ipotesi. C’è chi da dentro la maggioranza suggerisce di azzerare la giunta per disinnescare una serie di problemi. Come quelli in Forza Italia, dove alle grane degli scontenti si è aggiunta questa guerra di nervi tra un pezzo di partito e l’assessore all’Economia Gaetano Armao. Lì, dice qualche deputato, si potrebbe trovare la firma dell’impallinamento del “modello Portogallo”, idea cara all’assessore. Raccontano che una certa insofferenza albergasse ieri anche dalle parti di Fratelli d’Italia, dopo che un emendamento di Antonio Catalfamo dopo una serie di alterne vicende è stato messo da parte con il consenso del governo.
Di certo c’è che sull’articolo 7, la madre di tutte le sberle prese ieri dal governo, i voti per il governo sono stati solo 29, quando c’erano 33 deputati di maggioranza in Aula, più di due di Sicilia Futura che votano con il centrodestra su tutto da un pezzo. I franchi tiratori, insomma, non sono stati due o tre. Perché sono profondi i mal di pancia e le gelosie che attraversano la coalizione. Ci sono gli assessori che non convincono o che non vengono digeriti da pezzi di coalizione, da Mariella Ippolito a Edi Bandiera, ci sono i gruppi che si sentono sottorappresentati come i lombardiani che vogliono pesarsi alle Europee anche per fare emergere che i due assessori in giunta di matrice popolare (Cordaro e Lagalla) forse sono troppi rispetto al rapporto di forza interno al gruppo. Insomma, la via di un rimpasto corposo potrebbe essere una via d’uscita. Ma prima Musumeci pretenderà che si riformi la norma sul voto segreto, limitandone al massimo l’uso come accade negli altri consigli regionali. Nel frattempo, c’è da mettere una pezza alla manovra dopo i passi falsi di ieri. E bisogna farlo presto se si vuole continuare con ostinazione a tenere il punto di non prorogare l’esercizio provvisorio.