Tamajo e la corruzione elettorale Richiesta di archiviazione dei pm

C'è la richiesta di archiviazione delle indagini nei confronti di Edmondo "Edy" Tamajo.

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L’indagine riguardava le ultime Regionali. Il deputato fu il più votato a Palermo.

PALERMO – C’è la richiesta di archiviazione delle indagini nei confronti di Edmondo “Edy” Tamajo. Non si conoscono ancora i particolari della richiesta firmata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Laura Siani.

La posizione del deputato regionale di Sicilia Futura, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, è stata stralciata da quella di Cristian e Nicolina D’Alia, Giuseppe Montesano e Giuseppe Habib Bouhaouel. Per questi ultimi la valutazione prosegue e all’elenco degli indagati potrebbero essersi aggiunti altri nomi.

L’inchiesta è iniziata lo scorso ottobre ascoltando le conversazioni dei protagonisti di una storia di contrabbando che partiva da Brancaccio e arrivava fino a Ballarò. A parlare erano Nicolina e Cristian D’Alia: “Gliel’ho detto io a Tommaso, a sua moglie, hanno detto: ‘Noi glielo diamo il voto problemi non ne abbiamo’”; “Gli ho detto vedete che siamo pagati… ‘ah va bene, meglio’”; “Aspetta, ma loro votano a Villabate”; “Essendo che è regionale lo possono fare”; “Ti devi fare lasciare tu le tessere elettorali”, “Basta che loro ti lasciano le tessere elettorali tanto si devono prendere il codice che poi loro verificano se hanno votato veramente la persona quella che è”; “Può passare una settimana e poi gli danno i 25 euro”; “Basta che non si sparge la voce perché sono cose sempre comprate, hai capito”; “Loro già sono quattro”; “E sono già cento euro”. Poi, è venuto fuori il ruolo di altre persone che avrebbero raccolto i voti nel rione Brancaccio.

Da parte sua il deputato regionale, il più votato a Palermo alle ultime elezioni regionali, si è sempre detto sereno per la correttezza del suo operato. Lo scorso giugno Tamajo ha accettato di essere interrogato. Si è presentato in Procura accompagnato dagli avvocati Giovanni Castronovo e Nino Caleca, ancora prima che ci fosse l’avviso di conclusione delle indagini con la discovery degli atti. Ha spiegato di non conoscere i nomi dei galoppini che avrebbero fatto votare per lui promettendo 25 euro in cambio di ogni singola preferenza. Ha fornito una serie di chiarimenti sui nomi presenti nelle agende trovate nel suo comitato elettorale. Si trattava di elettori, simpatizzanti e amici che lo hanno sostenuto in campagna elettorale e che hanno confermato agli stessi investigatori di avere lavorato nel massimo della trasparenza. Una spiegazione che deve avere convinto i pubblici ministeri che però starebbero proseguendo le indagini su altre persone. Il voto è stato inquinato, ma nella catena delle responsabilità non sono stati trovati riscontri sufficienti per risalire a Tamajo. Adesso la parola passa al giudice per le indagini preliminari Filippo Lo Presti che può archiviare, ordinare nuove indagini oppure imporre l’imputazione coatta.

Fonte: Livesicilia

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